Il 17 Aprile del 2000, dopo decenni di attesa, la Giunta Comunale approva il progetto esecutivo con delibera n. 488. Si realizzano tesi di laurea sul tema seguite direttamente dalla Commissione speciale sul Meccanotessile che organizza, insieme all’Assessore alla Cultura del Comune di Firenze, presso il circolo SMS di Rifredi eventi e mostre sull’arte contemporanea. Poi tutto si ferma, a seguito di vicissitudini legate ad appalti e ricorsi, inoltre la Commissione Meccanotessile si scioglie al termine del primo mandato del Sindaco Domenici.
Dai collettivi studenteschi fiorentini prende vita in soggetto nuovo e in rapida evoluzione: il Network Odissea per lo spazio. Rivendica spazi per la socialità e la creatività, liberi dalle logiche di mercato che sempre più stanno cambiando la città.
Il Network occupa uno stabile in via Bufalini che diventerà il suo quartier generale. Dentro quel contenitore si creano relazioni e sinergie che porteranno alla costruzione di una serie di azioni volte a riappropriarsi temporaneamente di spazi abbandonati nel centro della città tra cui il teatro Niccolini. Lo slogan che legava quelle azioni era: “Colpire al cuore della città vetrina.”
Il 25 aprile 2002 migliaia di giovani presero possesso del prato delle cascine con installazioni, banchetti informativi, sound system, concerti dal vivo per tre giorni: la prima 72 ore di resistenza. Una notte di festa che coinvolse migliaia di giovani e meno giovani di ogni parte del mondo. La mattina seguente una scritta sui muri: “Have a break”
A seguito del grande Corteo del Social Forum, un nutrito gruppo di persone occupa per una notte l’ex-meccanotessile, nel cuore di Rifredi. Lo spazio, vuoto da oltre vent’anni, era stato promesso dall’allora amministrazione a diventare un centro per la produzione d’arte contemporanea. Nell’attesa, diventa il teatro di un grande evento auto-organizzato, il GLoteK, che raccoglie migliaia di persone fino alla mattina del giorno successivo.
Il Network Odissea per lo spazio, composto da centinaia di giovani provenienti da molte realtà fiorentine, occupa l’ex-Meccanotessile nel cuore di Rifredi. Per due mesi l’ex fabbrica si trasforma in un cantiere collettivo in cui verrà costruita la statua di una venere Biomeccanica in lamine di metallo, plastilina e tubi innocenti. Alla fine del cantiere, oltre 5000 persone porteranno la statua in processione gioiosa fino al parco delle cascine, teatro di una grande tre giorni autorganizzata di cultura dal basso e musica.
Le tematiche portate avanti dalla rete del network in progress suscitano l’interessamento del presidente e del consiglio del quartiere 4 e iniziano una serie di incontri volti a valutare lapossibilità di trovare uno spazio permanente in cui le diverse realtà della rete potessero realizzare ed esprimere le proprie progettualità. Partendo dunque da un percorso di Z.O.T., si apre la possibilità di un comodato d’uso gratuito di una fabbrica in disuso per due anni. Nasce Così l’Elettro+, che diventerà un centro per molte delle anime creative della città, producendo, eventi, mostre, concerti e una moltitudini di connessioni, artistiche, politiche e culturali.
Nel 2009 Matteo Renzi cambia rotta politica sul destino dell’ex Meccanotessile e il progetto si interrompe totalmente: l’area viene messa in vendita, infatti il 4 febbraio 2010 il lotto viene inserito nel piano di alienazione del Comune. E’ in questo momento storico che nasce il secondo Comitato, cioè l’attuale “Il Meccanotessile è dei cittadini”.
Sono anni in cui tutto rimane immobile. Il meccanotessile, vuoto e abbandonato a se stesso, diventa rifugio per persone senza fissa dimora, la sua superficie si riempie di spazzatura e detriti. Writers e skaters a volte ne varcano i confini recintati per dipingere i muri o sfruttarne l’architettura per i loro tricks. La Venere rimane lì, appoggiata ad un piedistallo di tubi innocenti arrugginiti, ad osservare in silenzio lo scorrere del tempo.
Con l’avvicinarsi del ventennale della realizzazione della Venere BIOmeccanica, un gruppo eterogeneo di soggetti mette in piedi un’assemblea aperta, per costruire una serie di azioni legate alla costruzione di un archivio dei materiali prodotti durante il cantiere al Meccanotessile e alla tre giorni successiva. Il progetto viene chiamato ITACA a simboleggiare il ritorno a casa della Venere biomeccanica, per troppo tempo abbandonata a se stessa.
Parallelamente al progetto ITACA, viene creata e messa online una petizione pubblica per chiedere che la Venere Biomeccanica venga riconosciuta come opera d’arte pubblica e gli venga trovato un posto definitivo all’interno del ex meccanotessile, una volta riqualificato e ristrutturato, indipendentemente dalla sua destinazione d’uso. La petizione fu firmata da più di 200 persone.
Sabato 30 settembre 2023, il pride Favoloska giunge in via Taddeo Alderotti. Una transumanza di bassi, calze a rete, alcol, seni scoperti, rabbia, gioia, colore, dolore,emancipazione, liberazione, staziona davanti alle ex Galilei. Lentamente, attraverso un varco nella rete metallica, la gente inizia a confluire dentro l'edificio. Lo scenario è di una strana e affascinante purezza post-apocalittica: una foresta simmetrica di centinaia di altissimi pali di metallo sorreggono come una cattedrale gotica il soffitto di vetro e cemento, i resti dello squat, bottiglie, materassi, lattine; i profili delle persone scompaiono e ricompaiono alla luce della strobo.