Derive Securitarie

strategie di controllo e risposte dal basso
28/06/2025
11:30
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Anna Brambilla, giurista di A.S.G.I. (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione), che offrirà una lettura sistemica dei decreti, ricostruendo il filo rosso che li lega.

Lorenzo Baldasseroni e Alessia Pontoriero (in collegamento), scienziati sociali attivi nel Quarticciolo Ribelle e nel Laboratorio di Studi Urbani e Territoriali della Sapienza, impegnati nella pianificazione dal basso e nelle mobilitazioni contro il Decreto Caivano.

Stefano Bertoletti, per CAT Cooperativa Sociale, da oltre trent’anni attiva nel lavoro di strada e nella riduzione del danno.

Ima De Franceschi, per la WishParade, rete di collettivi nata in risposta al Decreto Anti-rave.

Francesca Buscaglia, antropologa, che lavora con minori stranieri non accompagnati e ha condotto un’etnografia sulle estetiche Trap come spazio di costruzione di soggettività giovanili.

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Il talk analizza i decreti sicurezza del governo Meloni come strumenti di repressione e controllo sociale, costruiti attorno a emergenze fittizie. A partire da esperienze territoriali, si discutono le ricadute su marginalità e dissenso e le pratiche di resistenza dal basso.

Il talk nasce dall’urgenza di interrogarsi collettivamente sull’attuale produzione normativa del governo Meloni, a partire da esperienze e pratiche radicate nei territori, che quotidianamente si confrontano con gli effetti concreti dell’inasprimento repressivo in atto. Fin dal suo insediamento, il governo ha messo in campo un’intensa attività legislativa, ricorrendo sistematicamente allo strumento del decreto legge per imporre un’agenda securitaria costruita attorno a nemici pubblici: il “rave”, il migrante, il giovane delle periferie. Un uso distorto dell’“emergenza” per alimentare il consenso e giustificare il restringimento progressivo delle libertà fondamentali.

Dal Decreto Rave del 2022, al Decreto Cutro – seguito alla strage di migranti del febbraio 2023 –, passando per il Decreto Caivano (settembre 2023), formalmente mirato al contrasto della “devianza giovanile”, fino al più recente Decreto Sicurezza, emerge un disegno coerente. Un’architettura normativa che, sotto la patina dell’ordine pubblico, si fonda su logiche biopolitiche e necropolitiche, escludenti e disciplinari. Questi decreti non sono iniziative isolate, ma tasselli di una strategia più ampia: negano il diritto a manifestare, a riunirsi, a vivere spazi comuni. Criminalizzano chi si organizza per colmare l’assenza istituzionale nei territori, chi si oppone a opere imposte dall’alto, chi difende il diritto alla mobilità e all’autodeterminazione.

Colpiscono i soggetti marginalizzati, le periferie urbane, i corpi non conformi, le culture giovanili e subalterne. Genere, razza e classe, letti attraverso una lente intersezionale, sono gli assi su cui si gioca una repressione selettiva, radicata in un impianto ideologico razzista, classista e omotransfobico.

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