Il talk nasce dall’urgenza di interrogarsi collettivamente sull’attuale produzione normativa del governo Meloni, a partire da esperienze e pratiche radicate nei territori, che quotidianamente si confrontano con gli effetti concreti dell’inasprimento repressivo in atto. Fin dal suo insediamento, il governo ha messo in campo un’intensa attività legislativa, ricorrendo sistematicamente allo strumento del decreto legge per imporre un’agenda securitaria costruita attorno a nemici pubblici: il “rave”, il migrante, il giovane delle periferie. Un uso distorto dell’“emergenza” per alimentare il consenso e giustificare il restringimento progressivo delle libertà fondamentali.
Dal Decreto Rave del 2022, al Decreto Cutro – seguito alla strage di migranti del febbraio 2023 –, passando per il Decreto Caivano (settembre 2023), formalmente mirato al contrasto della “devianza giovanile”, fino al più recente Decreto Sicurezza, emerge un disegno coerente. Un’architettura normativa che, sotto la patina dell’ordine pubblico, si fonda su logiche biopolitiche e necropolitiche, escludenti e disciplinari. Questi decreti non sono iniziative isolate, ma tasselli di una strategia più ampia: negano il diritto a manifestare, a riunirsi, a vivere spazi comuni. Criminalizzano chi si organizza per colmare l’assenza istituzionale nei territori, chi si oppone a opere imposte dall’alto, chi difende il diritto alla mobilità e all’autodeterminazione.
Colpiscono i soggetti marginalizzati, le periferie urbane, i corpi non conformi, le culture giovanili e subalterne. Genere, razza e classe, letti attraverso una lente intersezionale, sono gli assi su cui si gioca una repressione selettiva, radicata in un impianto ideologico razzista, classista e omotransfobico.